1. “Io sto con Medici Senza Frontiere”: Saviano per la solidarietà in mare
“Io sto con Medici senza Frontiere. Lo voglio dire ed esprimere chiaramente in un momento in cui sta avvenendo la più pericolosa delle dinamiche, ossia la criminalizzazione del gesto umanitario”. L’editoriale di Roberto Saviano su Repubblica che difende (e spiega) le ragioni delle Ong in mare e del rifiuto di MSF di firmare il codice di condotta, prendendo posizione contro l’introduzione del “reato umanitario”.
2. Chi sono e cosa vogliono gli “identitari” di Defend Europe?
Sono scesi in mare per fermare “l’invasione dei migranti” e le Ong “colpevoli” di volerli salvare, sono stati fermati a Cipro per il sospetto di coinvolgimento in traffico di esseri umani (!) e attualmente sono al largo della Libia a inseguire ed intimidire le navi delle Ong che effettuano salvataggi in mare. Ma chi sono, e cosa vogliono, gli “identitari” di Defend Europe? 5 cose da sapere spiegate da Richard Hall su Refugees Deeply (da accompagnare al nostro approfondimento, con interviste, sulla fondazione Gefira ed il movimento identitario che hanno innescato la campagna contro le Ong).
3. I pescatori tunisini contro la nave degli “identitari”
Intanto in Tunisia c’è chi non ci sta. I pescatori di Zarzis, che da anni salvano vite in mare e danno sepoltura e memoria ai corpi senza vita che arrivano sulle proprie coste, hanno impedito l’attracco della nave degli “identitari”: “non permetteremo mai a dei razzisti di entrare qui”, hanno affermato. L’articolo della BBC e quello di Joseph Hincks sul Time.
4. Le manovre occulte di Defend Europe nell’indagine sulla nave Iuventa
Un link lega l’indagine sulla nave Iuventa con l’operazione della destra europea “Defend Europe”: è il contatto tra la società di sicurezza privata Imi Security Service – ovvero il gruppo di contractor che ha denunciato le “anomalie” della nave Iuventa, facendo aprire il fascicolo della Procura di Trapani – con l’ex ufficiale della Marina militare Gian Marco Concas, uno dei portavoce di Generazione identitaria. L’inchiesta di Andrea Palladino per Famiglia Cristiana.
5. La missione navale italiana in Libia mette a rischio le vite dei migranti
L’appena avviata missione della Marina italiana in Libia non risolverà la “crisi migratoria” e, anzi, esporrà i migranti a gravissimi rischi – lo affermano Amnesty International e Human Rights Watch. Il punto di Fulvio Vassallo Paleologo su A-dif spiega nel dettaglio come funziona la missione e come l’Italia sta così perseguendo una strategia fallimentare (che ha già sperimentato anni fa, meritandosi una storica condanna alla Corte Europea dei diritti dell’uomo): allo stato attuale, infatti, respingere i migranti in Libia significa solo condannarli a subire abusi, torture e violenze nei centri di detenzione di un paese sconquassato.
6. “Riportarli in Libia vuol dire riportarli all’inferno”
La Libia non può e non deve essere considerato un “luogo sicuro” dove portare i migranti salvati nel Mediterraneo. Sul punto interviene anche il viceministro italiano degli esteri Mario Giro che, in un’intervista al quotidiano La Stampa, spiega perché è sbagliato respingere i migranti verso l’infernale Libia, con i suoi inumani centri di detenzione per migranti gestiti dalle milizie.
Da accompagnare a una lettura della guida legale ai salvataggi in mare realizzata dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, che spiega in maniera dettagliata cos’è un luogo sicuro secondo il diritto internazionale e perché la Libia non può proprio essere considerata tale.
7. L’aumento dei richiedenti asilo bangladesi in fuga dalla Libia verso l’Italia
I bangladesi sono diventati il gruppo più numeroso sulla rotta del Mediterraneo centrale, dopo i nigeriani (da gennaio di quest’anno sono arrivati in Italia 8.687 bangladesi, mentre nello stesso periodo del 2016 ne erano arrivati solo qualche decina). Questo in gran parte è dovuto al fatto che in Libia – dove si stima che vi siano circa 20.000 lavoratori provenienti dal Bangladesh – sono diventati un obiettivo per i gruppi criminali, e per loro non v’è altra via d’uscita che la pericolosa traversata del Mediterraneo. L’approfondimento di Annalisa Camilli per Internazionale dalla nave Aquarius di MSF.
8. Il piano del “signore delle spie” per la crisi migratoria
Cosa prevede esattamente il piano del governo italiano per la gestione della “crisi migratoria”, e chi c’è dietro? Il lungo profilo/intervista del ministro dell’interno Marco Minniti sul New York Times.
9. I danni irreversibili prodotti dalla campagna contro le Ong in mare
Partita dal post dell’oscuro think tank olandese Gefira, la campagna contro le Ong ha finito con il determinare l’orientamento politico di un paese, alimentando un clima trasversale di sospetto ed erodendo i fondamentali valori di umanità e solidarietà. Leonardo Bianchi fa il punto su Vice su come si è arrivati a questo, tirando le somme dei gravissimi danni provocati dall’attacco alle Ong che salvano le vite dei migranti in mare.
10. Come la paura dell’immigrazione ha aperto le porte ai peggiori populismi
Gli italiani hanno sempre più paura di una “invasione di immigrati” (nonostante non si registri in realtà nessun aumento consistente nei numeri degli arrivi) e si sentono “abbandonati” dall’Europa – e questo sta avendo gravi conseguenze in termini di diffusione di sentimenti e movimenti populisti e anti-europeisti. L’approfondimento, con infografiche, di James Politi sul Financial Times.
Foto: Mar Mediterraneo, via Pixabay (CC BY 2.0).