1. Le inchieste sulle Ong in mare vanno verso l’archiviazione
Prima Antonio Massari annuncia l’11 agosto sul Fatto Quotidiano che secondo le sue fonti l’inchiesta-madre avviata un anno fa dalla procura di Catania va inesorabilmente verso l’archiviazione, perché non trova alcuna prova di una presunta collaborazione fra Ong e scafisti. Un paio di giorni dopo, la procura di Palermo chiede l’archiviazione della propria inchiesta sull’ipotesi di una connivenza con i trafficanti durante un episodio in mare della primavera 2017 perché, come scrive Il Post, “L’indagine sulle ong non ha trovato niente di niente” – secondo gli inquirenti, non ci sono elementi a carico di Sea Watch e anzi, le Ong in mare operano nella piena legalità. Altre due inchieste, su Sea Watch e Open Arms, erano già state archiviate dalla procura di Palermo lo scorso giugno. Qui il quadro complessivo delle inchieste sulle Ong aggiornato al 14 agosto, di Nello Scavo per Avvenire.
Vi ricordate i titoloni di giornali e tg sulle Ong? Quando un viceministro le definì “taxi del mare”? Ecco. La Procura di Catania verso l’archiviazione dell’inchiesta @SaveChildrenIT @SOSMedItalia pic.twitter.com/WtKe65yFgM
— Elvira Terranova (@e_terranova) August 11, 2018
Per una cronologia approfondita delle vicende legate alle Ong in mare potete trovare tutte i nostri approfondimenti qui.
2. Il governo italiano non lascia attraccare una nave della Guardia Costiera italiana
Da giovedì scorso, la nave Diciotti della Guardia Costiera è in rada a Lampedusa perché il governo italiano non le permette di attraccare. La Diciotti aveva soccorso 190 persone, di cui 13 poi sbarcate per emergenza medica a Malta che aveva però rifiutato di lasciar sbarcare le altre, suggerendo che il porto più vicino fosse Lampedusa (dove, protesta il sindaco, gli sbarchi sarebbero aumentati).
https://twitter.com/scandura/status/1030184096318861314?s=12
Il ministro dell’Interno Salvini ha minacciato di rispedire i migranti in Libia. In una lettera aperta, Claudio Fava, l’ex sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini e il medico dell’isola Pietro Bartolo chiedono al Presidente della Repubblica di intervenire per ristabilire le giuste competenze e il rispetto della legalità. Al momento in cui scriviamo, l’Ansa annuncia che la Diciotti sta facendo rotta verso il porto di Pozzallo, ma il sindaco della città smentisce che lo sbarco sia previsto lì. La procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta sulla vicenda. Il primo luogotenente della Guardia Costiera Antonello Ciavarelli ha detto al Corriere che è «incomprensibile» e «imbarazzante» che il governo neghi l’ormeggio in Italia di una nave militare italiana.
Aggiornamento di martedì 21 agosto: la nave Diciotti – come annunciato da un tweet del Ministro competente per i Trasporti Toninelli contraddetto dal ministro dell’Interno Salvini – ha attraccato nel porto di Catania, ma non come “porto sicuro”, bensì come scalo di navigazione, e ancora non le viene permesso di far sbarcare i migranti soccorsi.
Malta aveva da poco acconsentito all’attracco di Aquarius che vagava da giorni con più di 140 persone soccorse a bordo, che adesso verranno distribuite fra cinque paesi (fra i quali l’Italia).
Intanto, dopo l’episodio del 30 luglio scorso in cui la nave Asso Ventotto avrebbe di fatto contribuito a un respingimento di migranti in Libia, lo scenario per le navi commerciali che avevano sempre aiutato nei soccorsi sta cambiando in modo drammatico – lo raccontano su Open Migration Lorenzo Bagnoli e Francesco Floris. Un folto gruppo di personalità della società civile ha scritto al Procuratore della Repubblica di Napoli per chiedergli di accertare se nel caso della Asso Ventotto possa configurarsi una forma di respingimento collettivo vietata dal diritto internazionale.
3. L’Italia donerà alla Libia dodici motovedette
Con il voto favorevole della Camera dei Deputati, il decreto che si prefissava di “incrementare la capacità operativa delle autorità costiere libiche” è ora legge: il nostro paese trasferirà a titolo gratuito alla Libia 12 motovedette e oltre 2 milioni e mezzo di euro destinati a manutenzione e addestramento. Gli oppositori del decreto hanno motivato il loro voto ricordando le sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia. Violazioni che trovano nuovi riscontri dopo le rivolte del centro di detenzione di Sharie al Matar. Secondo Avvenire, i migranti – in maggioranza eritrei – temono di essere venduti dalle autorità libiche ai trafficanti di esseri umani.
4. Per Amnesty, è delle politiche europee la responsabilità dell’aumento dei morti nel Mediterraneo
L’improvviso aumento relativo del numero delle persone morte in mare o respinte verso i centri di detenzione in Libia è la diretta conseguenza delle politiche europee volte alla chiusura della rotta del Mediterraneo centrale. A dirlo è il report di Amnesty International intitolato “Fra il diavolo e il mare profondo. L’Europa abbandona rifugiati e migranti nel mar Mediterraneo centrale”. Una responsabilità particolare lo avrebbero avuto in particolare i governi di Italia e Malta, che destinando un trattamento sempre più ostile alle Ong impegnate in operazioni di ricerca e soccorso, hanno impoverito il Mediterraneo di risorse vitali per il salvataggio di vite umane. Si accostino a a questo parere quelli contenuti nel secondo Fact Checking di Ispi sulla questione migranti, frutto di dati aggiornati.
5. La marcia di protesta dei braccianti africani
Dopo gli incidenti e gli episodi di violenza di cui sono stati vittime i loro compagni nelle ultime settimane, i braccianti immigrati organizzati dal sindacato Usb hanno scioperato il 7 agosto, e con i berretti rossi che indossano nei campi hanno marciato dall’ex Gran Ghetto di Rignano alla prefettura di Foggia – una protesta raccontata anche dal New York Times. Della situazione dei braccianti stranieri in Puglia racconta estesamente Antonio Sanfrancesco in questo articolo su Famiglia Cristiana, mentre dopo aver identificato tutte le 12 vittime dell’incidente stradale del 6 agosto, gli inquirenti cercano di identificare le aziende per cui lavoravano.
6. Gli Stati Uniti riprendono le deportazioni di migranti finora tollerati
A Columbus, in Ohio, ci sono 3 mila persone originarie della Mauritania. Fino a oggi, la loro presenza è stata sempre tollerata anche se tecnicamente irregolare, ma un documentario di The Atlantic racconta che l’amministrazione Trump ha cominciato a deportarle. Intanto, grazie alle massicce proteste della società civile, le separazioni forzate delle famiglie immigrate sono finite. Ma nei centri di detenzione sono rimasti 572 minori che rischiano di non ritrovare mai più i loro parenti.
7. Migliaia di rifugiati somali in Yemen rimpatriati dall’Unhcr
L’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite sta cercando di organizzare il maggior numero possibile di ritorni assistiti di immigrati somali dallo Yemen, tormentato dalla guerra. Sono somali la quasi totalità dei 270 mila rifugiati presenti in Yemen. Da quando il programma di assistenza ai rimpatri è cominciato, sono rientrate in Somalia duemila persone, di cui più di 1300 solo quest’anno.
8. Spiagge sicure e fake news: per il ministro Salvini anche l’estate è social
Una ventina di attivisti di Casa Pound ha improvvisato un blitz sulla spiaggia di Ostia per protestare contro i venditori abusivi. Risultato dell’operazione – ripresa e trasmessa in diretta sui social network – l’allontanamento di un venditore di cocco dal litorale romano. Il blitz degli estremisti di destra segue il solco inaugurato dal Ministro degli Interni, che proprio in questi giorni celebra sulle reti sociali il successo dell’operazione “spiagge sicure”.
Sempre sui social arrivano però per il Ministro due battute di arresto: prima contribuisce a diffondere la notizia secondo cui alcuni rifugiati protestavano per avere Sky, e poi a dichiarare che terroristi islamici erano in arrivo in barcone dalla Tunisia. Entrambe le notizie sono state smentite: i rifugiati di Vicenza protestavano per questioni relative al cibo, mentre i tunisini fermati sono accusati di terrorismo, ma non sembra fossero pronti a colpire in Italia.
9. La Lista di nuovo vandalizzata a Liverpool; visti negati agli scrittori del festival di Edimburgo
Due settimane fa vi avevamo raccontato della sparizione dalla Biennale di Liverpool della lista delle 34.361 persone morte nel tentativo di arrivare in Europa. Quando la lista è stata riallestita dall’artista turca Banu Cennetoglu, è stata vandalizzata di nuovo. Charlotte Higgins scrive in una riflessione sul Guardian che la distruzione della lista – che era già stata esposta in tutto il mondo – ha un significato raggelante perché non era mai successo prima, ed è particolarmente triste che sia successo in Inghilterra, dove la cultura sta diventando una prima linea della politica. Il direttore del festival letterario di Edimburgo, che ospita ogni anno 900 scrittori da tutto il mondo, dice che il processo di richiesta dei visti per entrare nel Regno Unito è diventato “così umiliante” che molti autori rinunceranno a partecipare. Le richieste respinte sono in forte aumento, e quest’anno il visto è stato rifiutato a una dozzina di autori, con vari pretesti.
10. Dalla Sicilia, Khaled Hosseini ci ricorda che i rifugiati muoiono ancora
Lo scrittore afghano Khaled Hosseini, autore de “Il cacciatore di aquiloni”, ha scritto un articolo bellissimo dalla Sicilia, nel quale osserva anche se noi siamo stremati dalle notizie, i rifugiati continuano a morire – senza storie, senza tomba e senza nome – e che dobbiamo ritrovare la nostra empatia.
In copertina: la nave Diciotti (immagine della Guardia Costiera)