1. I migranti della Diciotti “in fuga” vogliono proseguire il loro viaggio
Ha avuto molto clamore la notizia che più di 50 migranti, arrivati in Italia a bordo della nave Diciotti, avrebbero volutamente fatto perdere le proprie tracce rendendosi irreperibili. Se per il ministro Toninelli si tratta di un “atto gravissimo“, il ministro degli interni Salvini non è da meno: “È l’ennesima conferma che non tutti quelli che arrivano in Italia sono “scheletrini” che scappano dalla guerra e dalla fame”.
Nella “caccia all’uomo” che si è svolta nei giorni seguenti, le forze dell’ordine hanno rintracciato 16 migranti nei pressi del centro Baobab a Roma – che ne ha rivendicato l’aiuto – dove attendevano di essere visitati e nei pressi della frontiera con la Francia a Ventimiglia.
I migranti, tutti di nazionalità eritrea, non erano sottoposti ad alcun tipo di limitazione di movimento né a sorveglianza e dunque, come precisa il direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu, non si può parlare di fuga: “Si fugge da uno stato di detenzione e non è questo il caso, nessuno vuole rimanere in Italia, si sa”. Per la comunità eritrea infatti, l’Italia è spesso paese di transito, come vi raccontavamo in questo nostro articolo articolo di qualche anno fa.
2. In Libia aumentano i migranti detenuti, così come le violazioni
Avvicinano i migranti, presentandosi come personale dell’Unhcr, sono in realtà trafficanti che li sottoporranno ad abusi e violenze: è solo l’ultima delle notizie che arriva dalla Libia, dove violazioni dei diritti umani e violenze sembrano non avere fine.
Mentre i combattimenti per il controllo di Tripoli non si sono ancora assopiti, infatti, arriva notizia di un nuovo rapporto consegnato al Consiglio di sicurezza che accusa anche i centri ufficiali: “Torture, compresa la violenza sessuale, il rapimento a scopo di riscatto, estorsioni, lavoro forzato e uccisioni illegali” mentre “il numero di migranti detenuti è cresciuto a causa dell’aumento delle intercettazioni in mare e per effetto della chiusura delle rotte marittime ai migranti, impedendo la loro partenza”.
Storie di violenze e abusi confermate anche dai ricordi dei migranti della Diciotti, che Annalisa Camilli ha raccolto per Internazionale.
3. Sei pescatori tunisini sono stati arrestati per aver soccorso un barcone in difficoltà a largo di Lampedusa
Anis Souei, segretario generale dell’Associazione dei pescatori di Zarzis non ha dubbi: “Chamseddine non aveva scelta. Alcuni dei giovani che ha soccorso stavano per morire, il motore dell’imbarcazione su cui viaggiavano era in panne. Voleva chiamare la Guardia costiera tunisina, ma i migranti hanno minacciato il suicidio quando lo hanno saputo”. Chamseddine è uno dei sei pescatori tunisini arrestati il 31 agosto scorso ad Agrigento con l’accusa di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina: hanno trainato verso Lampedusa un’imbarcazione di fortuna, con a bordo 14 migranti, che avevano precedentemente soccorso.
I sei uomini sono originari di Zarzis, porto tunisino al confine con la Libia, e il loro lavoro li ha fatti trovare spesso in prima linea nel soccorrere migranti (qui avevamo raccontato la loro storia). Intanto in centinaia hanno protestato davanti l’ambasciata italiana di Tunisi per chiederne il rilascio e uno dei migranti soccorsi dai pescatori ha voluto ringraziarli pubblicamente: “senza di loro saremmo tutti morti”.
Così mentre un atto di solidarietà ancora una volta viene trasformato in un capo di accusa, il New York Times ci ricorda come il tasso di morti in mare sia il più alto dal 2015 nonostante le partenze siano calate drasticamente.
4. Il Ministro degli Interni Salvini è indagato per sequestro di persona
Con una diretta Facebook, durante la quale ha aperto la lettera arrivata dalla Procura di Palermo, il ministro Salvini ha fatto sapere di essere indagato con l’accusa di sequestro di persona aggravato relativamente alla vicenda dello sbarco ritardato della nave Diciotti.
Il Ministro non sembra retrocedere però dalla linea dura sull’immigrazione, almeno è quanto si deduce dalla lettura della bozza del decreto immigrazione. Tre le principali novità: più risorse al fondo per i rimpatri, stretta sulla concessione della cittadinanza, cessazione della protezione umanitaria.
Per il ricercatore Matteo Villa, l’eliminazione della protezione umanitaria significherà 60.000 nuovi irregolari in Italia in due anni, per l’Arci si tratta invece di un passo indietro così pesante da rappresentare “una pietra tombale sul diritto d’asilo e l’accoglienza di coloro che chiedono protezione in Italia”
🤔📈La bozza di decreto #Salvini diffusa oggi da @Adnkronos prevede l'eliminazione della protezione #umanitaria.
Con rimpatri ai livelli di oggi, significa 60.000 nuovi #irregolari in Italia in due anni, da aggiungersi ai 72.000 che verranno "prodotti" anche senza eliminarla. 👇 pic.twitter.com/FnTXJMoZ7t— Matteo Villa (@emmevilla) September 6, 2018
Intanto da Ginevra Michelle Bachelet – neo Alto commissario Onu per i diritti umani – ha dichiarato l’intenzione delle Nazioni Unite di inviare personale in Italia “per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom”.
5. Lo Sprar è un modello che funziona, ma il ministro degli Interni blocca i fondi
Dal referente immigrazione dell’Anci e sindaco di Prato Matteo Biffoni al prefetto Mario Morcone, nessuno ha dubbi, il modello Sprar funziona, eppure i fondi per finanziarlo sono bloccati. “Lo Sprar funziona da anni in città amministrate da qualunque forza politica, Lega compresa” ricorda Biffoni. “Quando ero al ministero sono arrivati da tutta l’Unione europea a studiare il nostro modello, ritenendolo virtuoso” – rincara la dose Morcone: – “Com’è possibile che quella che è ritenuta un’eccellenza in Europa venga ora attaccata dall’interno?”
6. In carcere con l’accusa di spionaggio e traffico di persone la nuotatrice simbolo della crisi siriana in Grecia
Ha dell’incredibile la storia di Sara Mardini: rifugiata siriana, nel 2016, insieme alla sorella, aveva salvato la vita a 18 migranti che viaggiavano sulla sua stessa barca e che rischiavano di affogare a largo dell’isola greca di Lesbo. Da allora era divenuta uno dei simboli della solidarietà e, tornata in Grecia, aveva iniziato a collaborare con una ong che si occupa di soccorso in mare, la ERCI. Ora è in carcere insieme ad altri due attivisti – Nassos Karakitsos e Seán Binder – con l’accusa di spionaggio e di appartenenza ad un’organizzazione criminale dedita al traffico di esseri umani.
7. In Svezia la destra xenofoba non trionfa, ma raggiunge un importante risultato
Giornata di elezioni in Svezia: i socialdemocratici del premier uscente Stefan Löfven restano il primo partito con il 28,3%, seppure in calo e ai minimi storici.
Nonostante il paese scandinavo sia dai più considerato un modello di accoglienza, è stata la propaganda anti immigrazione dei Democratici Svedesi ad attirare l’attenzione dei media internazionali. Il partito ha raggiunto il 18% e si propone come ago della bilancia per le future decisioni.
Intanto continuano ad arrivare notizie da Chemnitz, cittadina della Sassonia al centro di violente proteste anti stranieri. Secondo la Welt am Sonntag, durante gli scontri una decina di neonazisti avrebbe attaccato un ristorante ebraico distruggendo la facciata e insultando il proprietario con frasi antisemite.
8. La crisi migratoria venezuelana non accenna a fermarsi
L’intensificarsi della crisi venezuelana ha innescato il più grande flusso migratorio di questo tipo nella recente storia latinoamericana. A dirlo è Human Rights Watch che alla crisi migratoria dedica un rapporto: “L’esodo venezuelano: la necessità di una risposta regionale a una crisi migratoria senza precedenti“. L’organizzazione ricorda come, in alcune isole dei Caraibi, i rifugiati venezuelani siano soggetti ad arresti arbitrari e deportazioni e che gli incidenti xenofobi in tutta la regione rappresentano una preoccupazione crescente.
Los caminantes venezolanos son un reflejo de la desesperación de quienes huyen de Venezuela.
Nuevo informe de @hrw_espanol sobre el éxodo venezolano:https://t.co/DxYy6T07ES pic.twitter.com/3ah1XxLzXf
— HRW Venezuela (@HRW_Venezuela) September 3, 2018
Ma mentre le Nazioni Unite stimano che oltre 2 milioni di venezuelani abbiano lasciato il paese, il vicepresidente del Venezuela, Delcy Rodriguez, ha affermato che i flussi in uscita dal venezuela sono “normali” e che la situazione viene strumentalizzata per giustificare l’intervento straniero nel paese.
9. A Nauru è di scena il Forum delle Isole del Pacifico: vietato parlare di rifugiati
Parlare di rifugiati potrebbe mettere a rischio il vostro posto di lavoro. È quanto si sono sentiti dire i dipendenti del centro di detenzione per migranti di Nauru.
Sull’isola si sta volgendo il Forum delle isole del Pacifico e i dipendenti del centro non sono gli unici a cui parlare di rifugiati può costare caro. La giornalista neozelandese Barbara Dreaver è stata interrogata dalla polizia e il suo accreditamento al forum è stato ritirato. La sua colpa? Aver parlato in maniera autonoma – e senza l’avallo delle autorità – con alcuni rifugiati.
Sull’isola vengono dirottati e poi trattenuti i rifugiati che tentano di arrivare in Australia via mare, il tema dei migranti detenuti ha tenuto banco durante tutto il meeting.
10. Una corte spagnola indagherà nuovamente sulla tragedia del Tarajal
Sono passati 4 anni da quando, vicino Ceuta, la Guardia Civil spagnola respinse uno sbarco di migranti con gas lacrimogeni e proiettili di gomma provocando la morte di almeno 15 persone. Da allora ben due procedimenti giudiziari si sono aperti e chiusi in un nulla di fatto. Ora, per la terza volta, un tribunale di Cadice riaprirà il caso, interrogando anche 2 dei sopravvissuti, finora inascoltati.
Foto di copertina via nemo kanenas