1. Sull’hotspot di Lampedusa
Buone notizie da Lampedusa: dopo la denuncia congiunta della Coalizione Italiana per i Diritti e le Libertà Civili (CILD), dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e di IndieWatch, sulle drammatiche condizioni di vita e le sistematiche violazioni dei diritti umani all’interno dell’hotspot, il centro – seppure momentaneamente – è stato chiuso. Così è stato deciso dal Viminale, “per consentire i lavori di ristrutturazione della struttura”, si legge nelle dichiarazioni ufficiali.
Human Rights Watch ci racconta alcune storie dei detenuti nella struttura: dalla famiglia detenuta in terribili condizioni per sette settimane, alla bambina di otto anni ferita dalla polizia, fino alla rabbia dei rifugiati che hanno dato fuoco a un dormitorio. Dopo la chiusura dell’hotspot, Marco De Ponte, segretario di ActionAid Italia, torna sulle condizioni dei centri per migranti e invita i nostri rappresentanti in Parlamento a visitarli: “i diritti dei migranti sono anche i nostri, ne va della qualità della nostra democrazia, della nostra capacità di accogliere, di partecipare. Del nostro stesso stato di diritto”. Anche Al Jazeera si è interessata alla vicenda dell’hotspot di Lampedusa in una lunga intervista con Gennaro Santoro, legale della CILD.
2. Un eritreo di 22 anni è morto a Pozzallo
Eritreo, 22 anni, è stato salvato in mare dalla nave della Ong spagnola ProActiva Open Arms, ma era troppo tardi: lunedì 12 marzo, poco dopo lo sbarco nel porto di Pozzallo, è morto per denutrizione. Steve Scherer per Reuters ha sottolineato il legame fra questa morte terribile e le condizioni che i migranti patiscono nei campi in Libia. Ma soltanto un giorno dopo la morte del giovane eritreo, John Dalhuisen, ex direttore per l’Europa di Amnesty International, e Gerald Knaus, presidente della European Stability Initiative, difendevano in un editoriale su Refugees Deeply il piano di Minniti di contenimento “umano” degli arrivi dalla Libia. E a proposito di Libia, nonostante il tono entusiastico con cui le agenzie delle Nazioni Unite sottolineano le migliaia di “rimpatri volontari” (dai campi di detenzione ai paesi d’origine da cui i migranti erano fuggiti) le operazioni di reinsediamento nei vari paesi vanno a rilento e il Niger ha deciso di bloccare l’accoglienza delle persone trasferite dalla Libia perché l’Europa non ha tenuto fede agli accordi. Intanto c’è chi fa affari anche sulle operazioni di rimpatrio dei migranti dall’Italia.
3. Alla nave di ProActiva Open Arms è stato impedito di attraccare – poi il sequestro e le accuse
Giovedì, la stessa nave di soccorso di ProActiva Open Arms che aveva portato a terra il giovane eritreo poi morto per denutrizione, ha segnalato sulla sua pagina Facebook uno stallo con la Guardia Costiera Libica, che le intimava, armi alla mano, di consegnare le 218 persone appena salvate che aveva a bordo, al fine di riportarle in Libia. Lo stallo si è poi risolto, ma ancora venerdì mattina Pro Activa Open Arms denunciava di non riuscire a ottenere l’assegnazione di un porto sicuro dove sbarcare le persone soccorse. Qui la sintesi di Repubblica. Venerdì sera il comando della Guardia Costiera di Roma le ha assegnato come porto di sbarco Pozzallo, dove la nave è riuscita ad attraccare sabato mattina, dopo 48 di navigazione. La stessa nave è ora sotto sequestro per ordine della procura di Catania. Secondo l’accusa, non consegnando le persone soccorse in mare ai libici, si sarebbe violata la legge e gli accordi internazionali: associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina è il reato ipotizzato dalla Procura di Catania. Era invece di giorni fa la notizia che alcuni operatori della Federazione delle Chiese Evangeliche d’Italia si erano uniti all’equipaggio di ProActiva Open Arms per coadiuvare i soccorsi.
4. L’analisi forense sugli episodi imputati alla Iuventa
A proposito di Ong e soccorsi in mare, ad aprile sapremo qualcosa sulle indagini per le quali la nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet è ancora sotto sequestro. Intanto la Ong ha fornito alla Forensic Architecture Agency dell’Università di Londra materiali video e di bordo che, insieme a simulazioni e dati di geolocalizzazione, possano aiutare a ricostruire il contesto in cui si sarebbero verificati gli episodi contestati alla Iuventa e a confutare le accuse. Per adesso l’analisi forense è ancora parziale e non risponde a tutti gli elementi di accusa, ma sembra sgombrare il campo da alcune ambiguità a favore della Iuventa. Qui la sintesi di Famiglia Cristiana e qui il video integrale della Forensic Architecture Agency. Per un quadro più completo vi suggeriamo di rileggere questo nostro articolo in cui avevamo letto le carte del sequestro della Iuventa, ragionando su quello che è successo nel Mediterraneo nell’estate 2017.
5. A Firenze dopo l’omicidio di Idy Diene
“Va’ pensiero”, opera di Dagmawi Yimer, è il racconto incrociato di due aggressioni razziste a Milano e Firenze nel 2009 e nel 2011. Dopo l’omicidio a Firenze lo scorso 5 marzo del 54enne senegalese Idy Diene, il documentario è tornato di stringente attualità. Restando sull’omicidio di Idy Diene, sabato scorso migliaia di persone hanno voluto ricordarlo marciando per le strade di Firenze. In occasione del corteo, Laura Cappon ha incontrato per noi alcuni degli esponenti più in vista della comunità senegalese a Firenze.
Intanto a Madrid, dopo la morte per infarto di Mmame Mbaye, un uomo senegalese che scappava da una delle sistematiche retate della polizia contro gli ambulanti, nel quartiere operaio di Lavapiès dove si è verificato l’episodio si è svolta venerdì 16 una grande manifestazione antirazzista.
6. Ancora sulla raccolta dei dati personali dei migranti
Raccogliere più dati possibili su rifugiati e migranti serve davvero a migliorare le loro condizioni di vita? Secondo Jeff Crisp, fellow di Chatham House, la risposta sarebbe negativa: l’aumento della raccolta dei dati introdurrebbe gravi rischi per la privacy e la sicurezza delle persone – e non c’è motivo di pensare che porterebbe automaticamente a politiche migliori.
7. Macron – Merkel: prove di dialogo sui rifugiati
Ora che Angela Merkel è di nuovo ufficialmente a capo del governo tedesco, la cancelliera e il suo omologo francese Macron, si sono incontrati in Francia. Fra le priorità della loro agenda comune la riforma del regolamento di Dublino (che spiegavamo qui) e le quote di ripartizione dei rifugiati.
8. La situazione dei rifugiati nel Regno Unito, tra violenza e detenzione
Le compagnie private che gestiscono gli alloggi per i richiedenti asilo nel Regno Unito si trovano a dover rispondere alle richieste di maggiore sicurezza dei rifugiati LGBTI: molti di loro affermano di essere stati aggrediti fisicamente, verbalmente e sessualmente nelle case che condividono con altri rifugiati. Un rapporto ufficiale degli ispettori carcerari inglesi sul più grande centro di deportazione per migranti, quello di Harmondsworth vicino a Heathrow, afferma invece che ci sono uomini immigrati detenuti nel centro nonostante segni accertati di tortura. Sempre sui rimpatri, 15 attivisti anti-deportazione rischiano invece una condanna a lunghe pene detentive: avevano bloccato un volo in partenza da Stansted e diretto in Nigeria su cui erano stati fatti salire 50 migranti per essere rimpatriati. Restando nel Regno Unito, il Segretario di Stato Sajid Javid ha promesso di espandere l’insegnamento dell’inglese per gli immigrati. Ci sarebbero 770 mila persone che vivono in Inghilterra non parlando inglese o quasi, il 70 per cento di loro sono donne e bambini. Intanto c’è un’impennata nelle richieste per la cittadinanza britannica da parte di cittadini Ue.
9. Buone pratiche in Italia
Els ha 22 anni, viene dal Mali ed è titolare di protezione sussidiaria. Kante è belga e vive a Roma dove ha messo a disposizione il suo appartamento: sono i due protagonisti del primissimo progetto di Open Homes, una collaborazione di Refugees Welcome Italia con Airbnb.
10. Stati Uniti e l’attacco continuato agli immigrati
Secondo The Atlantic, gli Stati Uniti stanno espandendo il sistema di detenzione per gli immigrati anche grazie ad alcune sentenze della Corte Suprema che costituiscono un triste precedente per i diritti civili. Sempre sul fronte immigrazione, dall’inizio del suo mandato Trump ha attaccato il sistema delle cosiddette “città santuario” – città dove i migranti irregolari possono vivere e lavorare senza timore di essere deportati – ma, nonostante gli attacchi, questo diventa sempre più forte. Nonostante ciò, per Luis Mancheno, rifugiato negli Stati Uniti, non vale più la pena affrontare i rischi che costa provare ad entrare in America, perché il clima è diventato ostile. Infine, il viaggio di Katy Long per raccontare la storia dei “nuovi arrivati”degli ultimi duecento anni.
Foto di copertina via Stefaan Vermeulen (CC BY-NC 2.0)