1. Approvata la Sar libica, annegano 163 persone
La Guardia Costiera libica ha annunciato venerdì il naufragio di 100 persone.Domenica, IOM e Unhcr hanno annunciato il naufragio di altre 63 persone. La Libia aveva appena ottenuto formalmente una sua zona Sar, una zona di ricerca e soccorso di competenza esclusiva – che non aveva mai avuto fino a giovedì scorso.
#migranti @RadioRadicale 🔴🔴 LA SAR ZONE LIBICA: INSERITO IL JRCC TRIPOLI E RESCUE AREA.
IMO, authority marittima ONU, ora ha anche completato i dati sulla SRR Libya nel Global SAR Plan.
✔JRCC TRIPOLI (Joint Rescue Coordination Centre).
Area SAR di mare con quella aerea. pic.twitter.com/BjIQJYCBVs
— Sergio Scandura (@scandura) June 28, 2018
Nella sua prima visita in Libia, Salvini ha ricevuto un no all’allestimento di hotspot su suolo libico; la Libia ha anche respinto l’ipotesi di una donazione italiana di altre 12 motovedette per la sua Guardia Costiera, sotto la cui responsabilità l’incidenza del numero di morti in mare è salita rispetto a un anno fa. Qui la nostra analisi con infografiche dei dati di IOM Libia.
Alle affermazioni di Salvini che chiede di “smontare la retorica delle torture” sui centri di detenzione dove i migranti respinti vengono riportati in Libia , rispondono con fatti noti e testimonianze l’Espresso qui e qui, Msf su Vanity Fair, il Tribunale di Roma, che ha appena concesso l’asilo in Italia a un uomo del Togo riconosciuto come vittima di tortura in Libia, e la Croce Rossa Internazionale.
Repubblica ha risposto con un semplice fact-checking alla circolazione virale di un fotomontaggio che induceva le persone a credere che le foto di tre bimbi annegati nel naufragio di venerdì fossero false.
2. Il soccorso in mare sta diventando impossibile
Di fatto, il soccorso nel Mediterraneo sta diventando quasi impossibile. La nave Aquarius – respinta da Malta dove faceva abitualmente rifornimento, come era già successo a Open Arms – ha dovuto raggiungere Marsiglia, molto lontano dalle zone di soccorso. Al piccolo mercantile Maersk, che aveva dovuto attendere a lungo con 113 migranti a bordo, è stato infine assegnato il porto di Pozzallo. Solo dopo sei giorni di navigazione, invece – durante i quali un giornalista di SkyTG24 e una delegazione Ue sono saliti a bordo per verificare la situazione – la piccola imbarcazione Lifeline ha avuto il permesso di attraccare a Malta, da cui i migranti soccorsi che aveva a bordo, tutti sbarcati, dovrebbero essere “spartiti” fra otto paesi europei. Ma la nave e l’equipaggio sono stati bloccati dalle autorità maltesi e sottoposti a investigazione. Sea Watch ha denunciato lunedì mattina che in porto a Malta viene bloccata l’uscita della sua nave verso le zone di soccorso senza che venga fornita una spiegazione legale.
Annalisa Camilli ha pubblicato su Internazionale una riflessione molto amara sull’omissione di soccorso, in cui si chiede come sia possibile che la Guardia Costiera italiana, un tempo orgogliosa del soccorso in mare, oggi taccia: “Il reperibile che dovrebbe comunicare con i giornalisti da mesi non risponde più al telefono, l’ufficio stampa non dirama più comunicati dell’attività encomiabile dei suoi uomini e non diffonde i video girati dalle GoPro montate sui caschetti dei soccorritori”. Non rassicurano nemmeno le dichiarazioni del comandante della Guardia costiera Pettorino, che definisce queste ondate migratorie un “esodo bliblico” – un concetto sfatato dai dati e da molti studi, come ricorda anche Patrick Kingsley sul New York Times.
Inoltre, in una lettera all’Espresso, Oscar Camps dell’Ong spagnola Open Arms lancia accuse molto pesanti: nella concitazione del 24 giugno, quando si voleva dimostrare che i salvataggi fossero di competenze libica, sarebbero annegate almeno 10 persone e quelle disperse in mare sarebbero 120. Dalle autorità italiane o libiche nessun dettaglio o smentita. Intanto, un volontario di un’altra imbarcazione di soccorso, Seefuchs, scrive su The New Statesman di non riuscire a darsi pace perché il 18 giugno, dopo la rinuncia al salvataggio da parte di un mercantile, e intimidito dagli ordini italiani di non avvicinarsi e non interferire con la Guardia Costiera libica, l’equipaggio della sua nave ha rinunciato al soccorso di una barca con a bordo decine di persone. Di queste, anche in questo caso 120, non ha trovato traccia nel conteggio dei soccorsi, recuperati o dispersi di quella settimana, come se fossero scomparse.
I Pearl Jam, che durante la settimana si trovavano in tour in Italia, al concerto di Roma hanno interpretato “Imagine” di John Lennon proiettando sui loro schermi il logo della campagna per chiedere l’apertura dei porti.
“Imagine all the people sharing all the world”. Allo stadio Olimpico di Roma i #PearlJam cantano Imagine di John Lennon e sullo schermo proiettano #apriteiporti #saveisnotacrime pic.twitter.com/X0wbQJ6Qp3
— GUS (@gus_italia) June 26, 2018
3. Ambiguo accordo sull’immigrazione al Consiglio europeo
In questo quadro, il 28 e 29 giugno si è tenuta l’attesa riunione del Consiglio Europeo. Sugli aspetti che riguardano l’immigrazione, ci eravamo preparati con questa guida di Ispi, e con la nostra analisi del budget Ue 2021-2027 curata da Paolo Riva. Il Consiglio Europeo ha partorito quello che Il Post chiama un “accordicchio”. Conte e gli altri leader europei lo chiamano una vittoria, ma il Guardian ci ricorda che delle effettive misure concordate si sa pochissimo, e che sono molte le preoccupazioni sull’irrigidimento delle frontiere esterne della Ue. Qui Michele Luppi spiega le cosiddette “novità” nell’accordo.
4. L’Algeria abbandona i migranti nel deserto
La settimana si era aperta con un fotoreportage scioccante dell’Associated Press, che documenta come le autorità algerine respingano i migranti abbandonandoli nel deserto. Si conta che siano 13 mila solo negli ultimi 14 mesi, compresi bambini e donne incinte, lasciati a percorrere 15 chilometri nel deserto prima di raggiungere un minuscolo avamposto sul confine col Niger. I sopravvissuti alla traversata nel deserto raccontano di molti che non ce l’hanno fatta, impossibili da contare. Qui la condanna di Human Rights Watch.
5. Proteste in tutti gli Stati Uniti contro la detenzione delle famiglie migranti
Negli Stati Uniti si comincia a percepire l’effetto dell’abolizione dell’ordine esecutivo che separava le famiglie migranti trattenendo i bambini da soli nei centri di detenzione, anche perché gli agenti di confine stanno smettendo di consegnare le famiglie migranti ai procuratori. Molte famiglie però dicono che la minaccia della separazione viene ancora usata contro di loro. ProPublica ha creato una mappa dei centri dove vengono tenuti i bambini, sia in inglese che in spagnolo. Sul New Yorker la storia di una donna che organizza le madri separate dai figli in uno dei centri di detenzione.
Giovedì, la disobbedienza civile delle donne contro la separazione delle famiglie in uno degli edifici del Senato a Washington (qui un video) e davanti al Dipartimento di Giustizia ha visto una grande partecipazione – con 525 donne arrestate dalla polizia. Mentre un sondaggio rileva che il 75 per cento degli americani è favorevole all’immigrazione e pensa che faccia bene al paese. L’Aclu mette in guardia: l’Ice (Immigration and Customs Enforcement) vuole procedere a cancellare gli archivi che documentano le detenzioni, compresi i casi di abusi sulle persone trattenute.
Intanto, la Corte Suprema ha dato ragione all’amministrazione Trump, dichiarando costituzionali le misure incluse nel cosiddetto “Muslim ban”. La giudice Sotomayor ha fatto obiezione di coscienza rifiutandosi di votare come gli altri colleghi della Corte. Gli interrogativi sull’orientamento politico della Corte Suprema, che dovrebbe controbilanciare i pareri della presidenza, si stanno facendo più pressanti anche a causa del fatto che il giudice Kennedy andrà in pensione. Qui sugli effetti concreti del divieto di ingresso negli Stati Uniti da alcuni paesi.
6. Soumaila Sacko riposa finalmente in Mali
La salma di Soumaila Sacko – sindacalista maliano ucciso a San Calogero lo scorso 2 giugno – si è finalmente ricongiunta con i suoi familiari a Sambacanou, nella regione di Kayes. Ad attenderlo nella cittadina vicino Bamako, dove il sindacalista era cresciuto, c’erano la moglie, la figlia, la madre e gli zii arrivati dalla Francia. A seguire il feretro dall’Italia era stato l’amico sindacalista Aboubakar Soumahoro, che ci ha raccontato gli 11 mila chilometri del viaggio in un sentitissimo diario su Twitter.
7. Selam Palace, la “città invisibile”, è l’occupazione abitativa più grande di Roma
Sono passati 12 anni da quando un gruppo di circa 300 rifugiati e richiedenti asilo provenienti dal Corno d’Africa ha occupato l’ex facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Tor Vergata: oggi Selam Palace è l’occupazione abitativa più grande di Roma. Una situazione non facile, che porta l’associazione Cittadini del Mondo – che dal 2008 fornisce agli abitanti del palazzo sostegno legale e sanitario e che pubblica in questi giorni il secondo rapporto su Selam – a parlare di sistema di accoglienza fallimentare. Gli 800 occupanti infatti sono tutti titolari di una qualche forma di protezione. Qui vi avevamo raccontato le più importanti occupazioni di Roma.
8. Iniziano a Messina i corsi Unicef per i tutori volontari
Sono previsti dalla Legge Zampa come figure di sostegno per i minori non accompagnati, ma a Messina – terzo porto di arrivo per numero di migranti in Italia – sono solo 20 a fronte di 27 centri di accoglienza. Stiamo parlando della figura del tutore volontario per cui Unicef, in collaborazione con l’Unhcr, Cir e in coordinamento con i garanti regionale dell’infanzia della Sicilia e comunale di Palermo, ha attivato corsi di formazione nella città siciliana.
9. La lezione di accoglienza dei piccoli centri danesi
Nel nord della Danimarca i piccoli comuni sono spesso colpiti da invecchiamento e riduzione della popolazione: chiudono le imprese, le opportunità di lavoro diminuiscono, i servizi come scuole e ospedali diventano sempre meno capillari. Refugees Deeply ci racconta come l’apertura di centri per migranti abbia ridato slancio all’economia locale e creato nuove opportunità per tutti.
10. Tumaranké: la vita di 38 ragazzi raccontata da uno smartphone
È piccolo, facile da portare, indispensabile per chiamare soccorsi e mettersi in contatto con chi è già in Europa, spesso conserva i tanti ricordi della vita precedente al viaggio. In Tumaranké (documentario collettivo girato da giovani migranti) lo smartphone è anche un occhio aperto sulla vita “italiana” di 38 ragazzi da poco arrivati in Sicilia.
In copertina una fotografia postata da Matteo Salvini il 25 giugno sulla sua pagina Facebook che lo ritrae a Tripoli con l’equipaggio della nave militare Caprera