1. Quarantamila in strada contro razzismo e decreto sicurezza
Si erano dati appuntamento sabato 10 novembre per chiedere il “ritiro immediato del decreto immigrazione e sicurezza varato dal governo”, alla fine saranno 40mila le persone ad aver attraversato Roma da piazza della Repubblica a San Giovanni nel corso della manifestazione #indivisibili organizzata da quasi 500 realtà associative. “Uniti e solidali contro il razzismo”, “Accoglienza per tutti” questi i cartelli che si potevano scorgere nel corso della pacifica e colorata manifestazione. Manifestazione cui, nonostante la forte partecipazione, è stata destinato poco spazio dai mezzi di informazione, questo il lamento di organizzatori e manifestanti.
Oggi a #Roma in tanti hanno sfilato contro il razzismo, la xenofobia e le politiche di esclusione di questo governo.
Ci meritiamo solidarietà e umanità.
Siamo in tantissimi a chiederlo.#indivisibili pic.twitter.com/U94qT4h8Ci
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) November 10, 2018
2. Il decreto sicurezza approvato al Senato
Abolizione della protezione umanitaria, prolungamento del periodo di reclusione nei Centri permanenti per il rimpatrio, revoca della cittadinanza nel caso di condanna per reati connessi al terrorismo, riforma e ridimensionamento del sistema Sprar, estensione del periodo di trattenimento dei richiedenti asilo dentro gli hotspot, revoca dello status di rifugiato a coloro che sono condannati in primo grado per alcuni tipi di reati. Queste le principali novità del decreto Sicurezza così come approvato dal Senato, analizzate da Annalisa Camilli per Internazionale.
Dai 35 euro per immigrato (che diventano 19) ai risparmi sugli hotspot, Redattore Sociale analizza le voci dei tanti tagli, mentre La Stampa si sofferma sulle nuove regole per le domande d’asilo: per ottenere protezione non basterà fuggire da un paese in guerra, ma andrà verificato anche se l’area di provenienza è considerata a rischio.
Il Cir – Consiglio italiano per i rifugiati ha infine ha raccolto in una scheda tutte le principali criticità del decreto.
L’esame passa ora alla camera dei deputati, che ha fissato la discussione sul decreto per il 22 novembre prossimo.
3. Preoccupazione per le prassi illegittime riscontrate a nell’hotspot di Lampedusa
Trattenimenti informali e limitazione della libertà personale, condizioni materiali problematiche, scarsa informazione su status legale e accesso alla procedura di protezione internazionale. Sono solo alcune delle prassi illegittime che la Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, Asgi, Indiewatch e ActionAid hanno raccolto monitorando l’hotspot di Lampedusa nell’ambito del progetto in Limine.
Le prassi illegittime documentate e raccolte nel report “Scenari di frontiera: l’approccio hotspot e le sue possibili evoluzioni alla luce del caso Lampedusa“, rischiano di diventare legalizzate dopo l’approvazione del DL sicurezza, queste le preoccupazioni delle associazioni.
4. A Palermo si discute di Libia, ma nel paese le condizioni restano terribili
Mentre a Palermo sono attese le massime autorità libiche e i principali leader delle milizie che si spartiscono il potere in vista della Conferenza sulla Libia, nel paese nord africano la situazione è ancora lontana dal pacificarsi. Così mentre l’Unhcr, per bocca del proprio portavoce, esorta a “non riportare le persone salvate in Libia” paese in cui le condizioni dei migranti non possono essere considerate sicure, continuano ad arrivare testimonianze delle violazioni cui sono sottoposti i rifugiati rinchiusi nei centri di detenzione.
Storie di violenze e privazioni, di atti di autolesionismo dovuti alle condizioni estreme, uomini ammassati in grotte, stanze anguste e senza finestre, nessun servizio. Thomas Issak, rifugiato eritreo intrappolato in Libia, racconta al Guardian la sua vita in un centro di detenzione.
Intanto lo scorso 7 novembre, nonostante i combattimenti continuino ad interessare la zona aeroportuale, l’Unhcr è riuscita a trasferire 44 rifugiati dalla Libia in Italia.
44 Syrian, Sudanese, and Palestinian refugees arrived 🛬 safely last night to Italy 🇮🇹 from Libya, as part of UNHCR’s #resettlement program.
In Libya 🇱🇾 direct resettlement is supported by #RDPP North Africa & co-funded by the #EU 🇪🇺 pic.twitter.com/IBKfWDuRkd— UNHCR Libya (@UNHCRLibya) November 8, 2018
5. Mediterraneo centrale:il posto più pericoloso per i migranti e rifugiati
Come dimostrano i dati resi noti dall’Unhcr, il tratto di mare tra Libia e Italia è l’area più pericolosa al mondo per migranti e rifugiati. Oltre 2mila persone sono rimaste uccise mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo centrale, numeri che riportano il conto dei morti in mare – nonostante un crollo delle partenze – a livelli precedenti il 2014.
La riduzione delle operazioni di soccorso e salvataggio è sicuramente tra le cause dell’incremento dei decessi. Tra le poche navi ancora in mare a fornire assistenza la Mare Jonio di Mediterranea, ripartita nei giorni scorsi da Lampedusa.
Intanto a Ragusa, i magistrati hanno ascoltato i migranti salvati lo scorso 12 giugno dalla nave Trenton della Marina militare statunitense. Secondo le accuse dei sopravvissuti, la nave avrebbe ignorato le loro richieste di aiuto intervenendo solo dopo che il gommone si era rovesciato causando la morte di 76 persone.
6. Dati e numeri sull’immigrazione per capirne il vero volto
Italia e migrazione, proprio in questi giorni sono stati pubblicati alcuni rapporti fondamentali per comprendere il fenomeno migratorio nel nostro paese. Maurizio Ambrosini, su Avvenire, parte dal XXVII Rapporto di Caritas-Migrantes e dal Dossier Immigrazione 2018 di Idos, per raccontare come il numero delle presenze straniere in Italia sia stabile negli anni e per sfatare il mito dell’immigrazione causata dalla povertà in Africa: Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina, Filippine, Moldova sono questi i maggiori paesi d’origine dei migranti in Italia.
Altro tema sempre attuale riguarda invece il legame tra migrazione ed economia. In questo caso è il rapporto della Fondazione Leone Moressa sull’economia dell’immigrazione a venirci in aiuto. Non rubano il lavoro, non incidono sulla spesa pubblica, il loro contributo al sistema previdenziale è importantissimo: in un paese che invecchia come l’Italia da una maggiore integrazione arriverebbero vantaggi per tutti
7. La Spagna di fronte la tragedia dell’immigrazione
Chiuse alcune rotte, se ne aprono altre. Così mentre in Italia crollano gli sbarchi in Spagna aumentano, così come aumentano le tragedie, l’ultima quella registrata a Cadice, dove sono stati tratti in salvo 15 migranti, mentre un’altra imbarcazione è naufragata uccidendo 8 persone. Tragedia che riaccende i riflettori sul dramma dei migranti e che porta a riflettere – come fa El Pais – su 30 anni di morti evitabili.
8. Trump spaventa i migranti: nessun asilo per chi è entrato illegalmente?
L’amministrazione Trump ha introdotto venerdì scorso nuove misure per negare l’asilo ai migranti che entrano illegalmente nel paese. Una misura ritenuta necessaria per bloccare l’avanzata della carovana della speranza che, dal Messico, punta verso i confini meridionali, ma che di fatto limita la possibilità di presentare domanda d’asilo ai soli migranti entrati attraverso i valichi ufficiali.
“Vogliamo che la gente entri nel nostro paese, ma deve farlo in maniera legale“, queste le parole del presidente Trump.
Parole che hanno già incontrato l’ostilità di larga parte della società civile che, come l’American Civil Liberties Union, ritiene le parole di Trump contrarie ai valori della costituzione. L’Aclu ha già dichiarato di aver fatto ricorso contro la decisione del Presidente Usa.
9. Il muro di Berlino è crollato, ma l’Europa ha più muri di allora
Pochi eventi hanno un valore simbolico più forte della caduta del muro di Berlino. Ma proprio nei giorni in cui ricadono le celebrazioni dell’abbattimento, un dato dovrebbe farci riflettere: l’Europa ha costruito da allora più di mille chilometri di muro per impedire l’avanzare di rifugiati e migranti.
Dalla Spagna alla Lettonia, 10 membri Ue su 28 hanno costruito quindici nuovi muri, per una lunghezza complessiva pari a sei volte quella del muro tedesco: questi i dati della ricerca pubblicata dal Transnational Institute di Amsterdam.
10. Niger l’ultima frontiera meridionale d’Europa
È una porta verso un futuro migliore. Ma è anche il luogo dove arrivano i migranti che sono stati espulsi dall’Algeria ed evacuati dalla Libia e dove si intensificano gli sforzi europei per bloccare le partenze. In questo approfondimento di Sette, Alessandra Muglia ci porta tra i confini virtuali del Niger, dove tra guerre, instabilità e trafficanti sono i migranti a pagare il prezzo più alto.
Noi in Niger c’eravamo stati con Giacomo Zandonini e vi avevamo raccontato la situazione del paese e l’interesse europeo nel sigillare i confini in un reportage in 3 parti (qui la prima e la seconda puntata).
In copertina: migranti che attraversano un corso d’acqua dopo una tempesta sulla rotta sahariana verso la Libia (foto di Giacomo Zandonini)