1) Mai così tanti morti in mare
Il 2016 è l’anno peggiore di sempre per le morti in mare : sono infatti oltre 3900 coloro che hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le coste d’Europa. Un dato impressionante, considerando che l’anno non si è ancora concluso.
Il Washington Post prova a spiegare perché.
2) Profughi fuga da un orrore che noi non vogliamo affrontare
Quasi 4000, tante sono sinora le vittime della nostra indifferenza, delle frontiere chiusa d’Europa nel 2016. Persone che muoiono “perché dittature ridicole o la follia sanguinaria del gruppo Stato islamico non gli lasciano altra scelta se non quella di una fuga disperata. Muoiono perché trafficanti senza scrupoli li trasportano a peso d’oro su barconi che si ribaltano al primo soffio di vento. Muoiono perché abbiamo così tanta paura di loro che preferiamo vederli morire in mare piuttosto che organizzarci per accoglierli”. L’editoriale di Bernard Guetta (per Inter France).
3) Cosa resta di Calais
Si è concluso lo sgombero dell’insediamento di Calais, senza che accennino a diminuire le preoccupazioni per il futuro di coloro che la chiamavano casa e le proteste sul trattamento vergognoso a cui sono stati sottoposti i minori non accompagnati (tanti dei quali sono scomparsi durante le procedure di evacuazione). E adesso il campo abbandonato assomiglia in maniera inquietante agli scenari del “Signore delle Mosche”, con un migliaio di minori abbandonati a se stessi tra i container abbandonati – denuncia l’Independent.
4) Il dopo Calais
Ma cosa succederà dopo lo sgombero della “giungla” e quali sono le possibili soluzioni a lungo termine? Se lo chiede Heaven Crawley su Conversation.
5) L’esercito dei migranti fantasma in Italia
Senza asilo ma non rimpatriati: in Italia oltre 50.000 migranti cui è stata negata la richiesta d’asilo (i diniegati, li chiamano) vivono in un vero e proprio “limbo” amministrativo, e sono esposti al rischio di sfruttamento e illegalità. L’articolo de La Stampa.
6) L’immigrazione non causa terrorismo (ma le leggi anti-rifugiati forse sì)
Un nuovo rapporto del relatore speciale ONU su anti-terrorismo e diritti umani, presentato la scorsa settimana all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, asserisce che non vi è alcun elemento per ritenere che l’immigrazione aumenti il rischio di terrorismo. A costituire un fattore di rischio potrebbero essere casomai le normative “anti-rifugiati” adottate a macchia d’olio nel mondo – che, queste sì, potrebbero causare “condizioni facilitative del terrorismo”.
Insomma: rifugiati e migranti non sono affatto terroristi, a meno che non ce li facciamo diventare. L’articolo dell’Independent.
7) Corridoi umanitari, il modello di accoglienza da esportare
Da soli (ed a proprie spese), la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Comunità di Sant’Egidio porteranno in Italia un numero di rifugiati quasi pari a quello che l’intera Unione europea è riuscita sinora a ricollocare. Ecco perché i corridoi umanitari sono il modello di accoglienza da esportare (lo racconta Goffredo Buccini su Corriere della Sera).
8) L’accoglienza del Canada
Accoglienza e integrazione come due valori centrali: ecco perché il Canada dovrebbe essere un modello per tutti dal punto di vista delle politiche sull’immigrazione, spiegato dall’Economist.
9) Il miracolo dell’Uganda
Un’altra bella storia da raccontare, questa volta dall’Africa: è il caso di quello che fino a tre mesi fa era un piccolo villaggio dell’Uganda e oggi è il quarto campo profughi più grande del mondo – dimostrando fino a dove arriva la solidarietà di una comunità.
Un’analisi del modello ugandese di accoglienza, tutto da imitare, sull’Economist.
10) Lampedusa, il medico che ha visitato 250.000 migranti
A Lampedusa lo conoscono tutti, e ora anche la BBC riprende la sua storia (già raccontata da Rosi nel film candidato all’Oscar “Fuoco a mare”): parliamo del dottor Pietro Bartolo, medico dell’isola, che non manca mai uno sbarco ed ha visitato oltre 250.000 migranti negli ultimi vent’anni.
FOTO DI COPERTINA: per gentile concessione di Sara Prestianni.