1. Strage di Cutro: il rimpallo tra Frontex e Guardia Costiera
A seguito del naufragio sulle coste di Cutro, in Calabria, in cui hanno perso la vita 70 persone, si è intensificato il rimpallo di responsabilità tra Frontex (l’agenzia europea per il controllo delle frontiere) e la Guardia Costiera italiana per il mancato soccorso.
Gli aerei dell'Unione Europea si limitano a osservare dall'alto chi rischia la vita e chi naufraga.
Non basta, servono navi per soccorrere. pic.twitter.com/LuC0ofvZOS
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) March 2, 2023
Da un lato, il Governo Meloni continua a sostenere di non aver ricevuto alcun segnale di allarme da parte di Frontex, dall’altro quest’ultima ha affermato di aver allertato le autorità italiane competenti, parlando di un’imbarcazione sovraffollata: “le autorità italiane hanno sottovalutato gli avvertimenti dell’Agenzia europea per le frontiere Frontex, basati su segnali di ricognizione”, riporta la giornalista Eleonora Vasques che ha contattato Frontex.
#Frontex statement on #Crotone
"We have immediately informed the International Coordination Centre of the Themis operation & other relevant 🇮🇹 authorities about the sighting, providing the boat’s location, infrared pictures, course & speed".
🔗https://t.co/1nNkSb44It pic.twitter.com/NlVt2ChOhy
— ECRE (@ecre) March 2, 2023
Secondo il comandante locale della capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi, i soccorsi mancati sono dovuti a regole di ingaggio che si sovrappongono tra operazioni SAR (ricerca e soccorso) e operazioni di polizia, un cambio di direzione che ha preso piede dal primo Governo Conte: “il Viminale [pur non essendo di sua competenza] si è ricavato un ruolo crescente nella gestione dei migranti nel Mediterraneo attraverso il National coordination center (Ncc) […]. Soprattutto dal 2019, quando all’Interno c’era il leghista Matteo Salvini, ora alle Infrastrutture”, riporta il giornalista Giansandro Merli sul Manifesto.
In questa storia l’unica cosa certa è che le responsabilità si sommano, non si escludono.@ilmanifesto #naufragio https://t.co/kyxUEmodpj
— Giansandro Merli (@GiansandroMerli) March 2, 2023
Proprio questa lettura politica sarebbe alla base delle crescenti tensioni nel Governo. Dopo giorni di silenzio sulla strage, la premier Giorgia Meloni avrebbe deciso di prendere in mano la situazione. “Troppi errori, troppe leggerezze”, da qui la decisione di convocare nelle prossime ore a Palazzo Chigi Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno nell’occhio del ciclone per i suoi commenti sul naufragio e su cui si addensano voci di sostituzione.
Nel frattempo, mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Cutro per porre omaggio alle vittime, in diverse città italiane sono stati organizzati presidi e manifestazioni in solidarietà con le persone migranti e per chiedere verità e giustizia per le vittime del naufragio.
«Il naufragio di #Cutro è una strage di Stato»: reazioni in tutta Italia. Sabato 11 marzo manifestazione nazionale a #Crotone
Si aggrava il bilancio delle vittime. La Rete 26 febbraio: "Verità e giustizia, basta morti in mare e politiche criminali"https://t.co/Xgw4YLbnhg pic.twitter.com/gHlL96huGf
— Melting Pot Europa (@MeltingPotEU) March 5, 2023
2. Migranti come merce di scambio negli accordi commerciali dell’Ue
L’Ue potrebbe rischiare di violare le regole del commercio globale, se porta avanti il suo piano di collegare gli accordi commerciali con la riammissione dei migranti nei loro Paesi di origine, riporta la giornalista Camille Gijs su Politico.
Il piano, noto come Generalized Scheme of Preferences (GSP), consente ai paesi in via di sviluppo di esportare merci nell’Ue a tariffe bassissime o inesistenti, tuttavia, nella nuova versione di questo piano, i Paesi Ue puntano a subordinare tali tariffe e ai rimpatri dei migranti privi di documenti nei Paesi terzi. Questo modus operandi è però “incompatibile” con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), secondo Geraldo Vidigal, ex avvocato dell’OMC e docente di diritto del commercio internazionale all’Università di Amsterdam.
“La proposta di condizionare le preferenze commerciali sui paesi beneficiari che facilitano il rimpatrio e la riammissione dei migranti, attualmente all’articolo 19.1(c) della proposta di regolamento GSP, non risponde, e tanto meno risponde positivamente, alle esigenze di sviluppo, finanziarie e commerciali dei paesi in via di sviluppo”, ha affermato Vidigal.
3. Continuano le violenze e il razzismo sistemico in Tunisia
Gli episodi di razzismo sistemico nei confronti delle persone immigrate subsahariane in Tunisia continuano ad aumentare.
“Il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (FTDES) […] ha affermato di aver documentato centinaia di arresti arbitrari e centinaia di sfratti effettuati senza preavviso. [Il Forum] ha affermato di aver documentato alcune aggressioni violente, anche con l’utilizzo di coltelli, a cui la polizia ha reagito con lentezza”, riporta il giornalista Angus Mcdowall su Reuters. “In questo momento, abbiamo paura di uscire a fare una passeggiata come una volta”, ha affermato P., un cittadino congolese di 29 anni arrivato in Tunisia sei mesi fa per studiare economia internazionale[…]”. Nonostante gli attacchi razzisti, il presidente Saied continua a negare e sminuire le discriminazioni sistemiche. Saied ha comunque esortato le forze di sicurezza tunisine a fermare l’immigrazione illegale e ha descritto l’afflusso di migranti come una cospirazione per cambiare la composizione democratica del paese nordafricano.
Come ricorda la giornalista Arianna Poletti la Tunisia è uno dei partner principali dell’Italia in materia di rimpatri, e nonostante i gravi episodi di razzismo e discriminazione il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani ha rinnovato il massimo sostegno al Paese per il controllo delle frontiere.
L'Unione Africana e diversi Paesi condannano i recenti rastrellamenti e le violenze nei confronti della comunità subsahariana in Tunisia. Il nostro ministero degli esteri dichiara "massimo sostegno nelle attività di controllo delle frontiere". È grave.https://t.co/BINVNil3kE
— Arianna Poletti (@AriannaPoletti) February 27, 2023
4. Stranieri in Italia, tra segregazione occupazionale e povertà
Secondo il nuovo Rapporto sulle migrazioni 2022 della fondazione Iniziative e Studi sulla Multietnicità (ISMU), benché siano aumentati il tasso di attività e di occupazione delle persone straniere, la povertà continua a essere una costante.
“Nel 2021 quella [povertà] assoluta interessa il 30,6% delle famiglie di soli stranieri, quasi quattro punti percentuali in più rispetto al dato rilevato nel 2020. Inoltre si osserva che l’alta incidenza di famiglie immigrate in condizioni di povertà assoluta e relativa, anche tra gli stranieri regolarmente occupati, è la spia del diffondersi del lavoro “povero”, non più in grado di generare integrazione, ma che anzi produce disagio sociale. Le numerose criticità che caratterizzano il mercato del lavoro degli immigrati evidenziano la necessità di una nuova governance dei processi migratori e di inclusione”, si legge nel rapporto.
Sul fronte scolastico, “i nati in Italia rappresentano il 66,7% degli alunni con CNI (cittadinanza non italiana). Anche se, rispetto all’a.s. precedente, i nati in Italia sono aumentati di poche unità (+3.226), dalla prima rilevazione dell’a.s. 2007/08 ad oggi, il gruppo si è quasi triplicato raggiungendo, nell’a.s. 2020/21, le 571mila presenze, pari al 66,7% degli alunni con CNI”.
Cosa abbiamo detto durante la presentazione del Rapporto ISMU sulle #Migrazioni 2022?
💡Scopritelo su YouTube riascoltando gli interventi dei nostri i relatori.
❤️ Grazie ancora da parte di tutto lo Staff ISMU per averci seguito in così numerosi!#ISMU28https://t.co/mC392xnH2d— Fondazione ISMU (@Fondazione_Ismu) March 2, 2023
5. Morire per negligenza a Lampedusa
Fatoumata Bamba, una cittadina ivoriana, è deceduta nell’hotspot di Lampedusa a seguito di problemi respiratori, si legge su InfoMigrants.
Arrivata a Lampedusa la mattina 18 febbraio scorso dopo aver viaggiato con il marito, Kone Bakary, da Sfax, in Tunisia, ha iniziato ad avere problemi respiratori. Nonostante il trasferimento all’ospedale di Lampedusa – di cui sono già state denunciate la carenza di medici e di medicinali – Bakary ha affermato di non essere stato creduto dai medici quando diceva che sua moglie aveva bisogno di ossigeno, in quanto asmatica. “Fatoumata doveva essere evacuata da Lampedusa perché aveva un problema respiratorio, ma nessuno ci ha creduto”, ha affermato Kone. “La vita di Fatoumata avrebbe potuto essere salvata altrove”.
Nel frattempo, sul caso è stata aperta un’inchiesta dal Pm Salvatore Vella della Procura di Agrigento. “Ora aspetto il giorno del funerale, ma Fatoumata poteva essere salvata”, ha affermato Kone.
6. L’Onu nasconde i dati sulle migrazioni al pubblico ma li consegna all’Ue
A gennaio, i rappresentanti dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) hanno presentato un nuovo organismo dell’Ue (il MOCADEM) tramite cui condividevano dati relativi a migrazioni e diritti umani. Tuttavia, secondo quanto riporta Statewatch, organismo di ricerca che monitora stati, democrazia e libertà civili, i dati presentati non sono più disponibili.
UN migration data kept from the public but delivered to EU border externalisation body
The presentations from IOM And UNHCR, available here, included multiple facts and figures that are no longer made public.https://t.co/abPOUsjyCe pic.twitter.com/JkwwgpmoMc
— Statewatch (@StatewatchEU) March 2, 2023
Yasha Maccanico, ricercatore di Statewatch, commenta: “è incredibile come i dati che erano messi a disposizione del pubblico dagli organi delle Nazioni Unite su questioni con implicazioni umanitarie e diritti umani molto gravi siano ora nascosti, mentre l’OIM e l’UNHCR condividono tali informazioni con il meccanismo MOCADEM dell’Ue”. Secondo quanto riportato da Statewatch, la presentazione del MOCADEM (Meccanismo di coordinamento operativo per la dimensione esterna delle migrazioni) dell’UNHCR – che sembra essere stata tenuta da Vincent Cochetel, inviato speciale dell’UNHCR per il Mediterraneo occidentale e centrale – mira in parte a informare i funzionari di governo dell’Ue sulla situazione dei rifugiati in Libia, e presta una certa attenzione a “soluzioni per i rifugiati”.
Sergio Scandura, giornalista di Radio Radicale, ha detto a Statewatch che “circa un anno e mezzo fa, OIM/UNHCR Libia ha smesso di mostrare le fotografie degli arrivi a Tripoli… sono scomparse, i post dai loro account sui social media che documentavano i rimpatri a Tripoli erano quasi quotidiani; c’è solo l’account Libia dell’OIM, che occasionalmente pubblica dati statistici, numeri e piccole mappe e grafici”. Scandura è del parere che le informazioni vengano nascoste al pubblico perché “altrimenti l’UNHCR perderebbe gli accreditamenti del ministero dell’Interno per operare nei porti, quindi le prefetture creerebbero loro problemi[…]”.
Foto via Twitter/TG La 7