1. L’arresto del sindaco scuote il modello Riace
Domenico Lucano, sindaco della città di Riace, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza, nell’ambito di un’operazione denominata ‘Xenia‘, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative della zona.
Il sito Valigia blu ha ricostruito le accuse mosse nei confronti del sindaco, contro il primo cittadino – sospeso dalla carica e attualmente ai domiciliari – sono cadute le accuse più gravi inizialmente ipotizzate dalla procura di Locri: quelle per associazione a delinquere, abuso d’ufficio e truffa aggravata. È lo stesso Gip di Locri, Domenico di Croce, seppur accogliendo la richiesta d’arresto nei confronti di Lucano, a criticare in diverse parti dell’ordinanza l’operato di magistrati e investigatori: la gestione dei fondi – si legge in un passaggio del provvedimento del Gip – è stata magari disordinata, ma non ci sono illeciti e nessuno ha mai intascato un centesimo.
Mimmo Lucano è conosciuto in tutto il mondo per il modello di accoglienza dei richiedenti asilo realizzato a Riace: un paese che soffriva lo spopolamento rinato grazie all’arrivo, l’integrazione e il successivo lavoro di migranti e richiedenti asilo.
Le reazioni all’arresto di Lucano non si sono fatte attendere,mentre il Ministro degli Interni ha festeggiato con un Tweet la notizia, sabato pomeriggio più di cinquemila persone hanno marciato nella città della locride per mostrare solidarietà al modello Riace e chiedere la scarcerazione del sindaco. Tanti messaggi di solidarietà anche nella partecipata marcia della Pace Perugia Assisi.
2. Una nuova nave di soccorso ha preso il largo in nome dell’obbedienza civile
È partito nella notte di mercoledì dal porto di Augusta alla volta della costa Libica. Si tratta del rimorchiatore battente bandiera italiana “Mare Ionio”, una delle due imbarcazioni d’appoggio – l’altra è il veliero Burlesque – della prima missione di soccorso in acque internazionali completamente organizzata in Italia e chiamata “Mediterranea”.
Un’“azione non governativa”, come amano definirla i promotori, di disobbedienza morale ma di obbedienza civile per testimoniare e denunciare cosa sta succedendo lungo una delle rotte più pericolose del mondo: quella che parte dalla Libia e arriva in Italia. Questo l’obiettivo della missione promossa da alcune tra le ong già impegnate del soccorso in mare tra cui Sea-Watch e Open Arms, ma anche associazioni (Arci nazionale e Ya basta), parlamentari e politici (Erasmo Palazzotto, Nicola Fratoianni, Nichi Vendola) e da Banca Etica che ha garantito, come spiega il presidente Ugo Biggeri al magazine Vita, un prestito di 460mila euro.
Svolgere attività di monitoraggio dunque, ma anche prestare soccorso, per questo la nave è attrezzata per fare anche salvataggio in mare. “Se ci troveremo davanti a un’imbarcazione in difficoltà obbediremo al diritto: la vita in mare si salva sempre. Ci auguriamo che le istituzioni facciano lo stesso”.
3. Tra i migranti intrappolati in Libia
La Libia è il principale porto di partenza per i migranti africani in viaggio verso l’Europa ma, da quando i combattimenti tra milizie rivali si sono riacutizzati, uccidendo oltre cento persone nella sola capitale Tripoli, le loro condizioni già precarie sono peggiorate. Trafficanti di persone, detenzione, violenze, Christopher Livesay e Alessandro Pavone, in questo servizio per il network statunitense PBS, ci raccontano le terribili condizioni cui sono costretti a vivere gli oltre 700mila migranti intrappolati in Libia.
Why should #refugees & #migrants be evacuated out of #Libya? A new & harrowing video report from PBS @NewsHour provides a glimpse into some of the appalling conditions these vulnerable people are confronted with everyday. https://t.co/rFGGuuU3Us | @cLivesay & @AlesPavone
— MSF Sea (@MSF_Sea) October 4, 2018
Condizioni che non si discostano da quelle incontrate dal corrispondente del Corriere della Sera a Tripoli, Lorenzo Cremonesi, che ha visitato il campo di detenzione di Khoms, uno dei luoghi dove vengono riportati i migranti appena ripescati in mare dai guardacoste libici.
4. Dopo le navi gli aerei? È scontro con la Germania sui rimpatri di migranti
Da poco incassata l’approvazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha firmato il decreto su sicurezza e immigrazione che porta il suo nome – seppur raccomandando che sui diritti degli stranieri vengano rispettati i dettami costituzionali – per il ministro degli Interni Salvini si accende già un altro scontro.
Motivo del contendere sono questa volta i cosiddetti movimenti secondari e la decisione della Germania di rimandare in Italia i migranti che hanno presentato domanda d’asilo nel nostro paese, stimati in più di 20mila.
“Se qualcuno, a Berlino o a Bruxelles, pensa di scaricare in Italia decine di immigrati con dei voli charter non autorizzati, sappia che non c’è e non ci sarà nessun aeroporto disponibile”, le parole del Ministro. Dopo la chiusura dei porti dunque si penserebbe a quella degli scali aerei ma, secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, il primo volo dalla Germania sarebbe programmato già per martedì 9 ottobre.
Per molti osservatori politici la stretta sui rimpatri sarebbe dovuta alle prossime elezioni in Baviera e alla volontà dell’esecutivo Merkel di non perdere consensi tra l’elettorato più conservatore.
5. Naufragio dell’isola dei conigli, una tragedia rimossa?
Sono passati 5 anni dal 3 ottobre 2013, data della tragedia di Lampedusa, (qui ricostruita da Arianna Ciccone attraverso l’opera “La Frontiera” di Alessandro Leogrande) in cui 368 migranti morirono a largo dell’Isola dei conigli a Lampedusa. In quella che dal 2016 è la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione” a pesare è stata l’assenza delle istituzioni, che per la prima volta non hanno partecipato alle cerimonie di ricordo sull’isola. Mentre la politica sembra aver rimosso quella tragedia, altri fattori la rendono tragicamente attuale: 5 anni dopo è record di morti in mare.
6. Condannato a 12 anni di carcere l’autore della strage di Macerata
Era accusato di strage, porto abusivo d’armi, danneggiamenti, con l’aggravante dell’odio razziale: Luca Traini è stato condannato in primo grado a 12 anni di carcere dal tribunale di Macerata.
“Volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione” è quanto ha dichiarato nel corso del processo.
Lo scorso 3 febbraio Traini, a bordo della sua auto, aveva intrapreso una caccia al migrante, esplodendo colpi di pistola e colpendo cittadini di Ghana, Mali e Nigeria (qui una nostra intervista a Wilson, uno dei sei migranti rimasti feriti). Abbandonata l’auto si era fermato per fare un saluto fascista, con una bandiera italiana appoggiata sulle spalle.
7. Migranti e malattie, è allarme solo sui giornali
Una donna e il suo bambino di pochi mesi sono stati ricoverati a Napoli, perché affetti da colera. I due, originari del Bangladesh, erano rientrati di recente proprio da un viaggio nel paese asiatico. A detta dei medici le loro condizioni risultano stazionarie e la situazione è stata definita sotto controllo ma, a procurare allarme ancora una volta è il quotidiano Libero, che in prima pagina titola: “Torna il colera a Napoli. L’hanno portato gli immigrati”.
L’Associazione Carta di Roma ha contattato il Direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, che ha assicurato non si tratti di epidemia e ha aggiunto: “la questione non è di “cittadino italiano” o “straniero”. Potrebbe succedere a chiunque vada in vacanza o viaggi all’estero, come spesso accade con la malaria di importazione”.
Non è la prima volta che la stampa lancia allarmi su una presunta emergenza sanitaria causata dalla presenza di migranti sul territorio nazionale. Quello dello “straniero untore” resta un mito ricorrente, che permette di giustificare paure e ritrosie nei confronti dell’accoglienza, come aveva spiegato in questo interessante fact checking su migranti e malattie Claudia Torrisi.
8. “Meglio affogare”, le terribili condizioni del campo di Moria a Lesbo
Oltre 9mila persone che vivono in uno spazio progettato per 3mila, condizioni al limite del sopportabile e meccanismi burocratici – tra cui il processo di asilo – che sfuggono alla comprensione dei più: sono questi gli elementi che hanno portato a quello che i volontari descrivono come “una crisi di salute mentale”.
Siamo nel campo profughi di Moria sull’isola di Lesbo, dove il 60% dei richiedenti asilo che frequentano il centro di salute mentale del campo ha dichiarato di aver pensato al suicidio e quasi il 30% ha provato a togliersi la vita. Conseguenze estreme della vita in questo luogo dalle quali, come racconta Lorenzo Tondo per il Guardian, non sono esclusi nemmeno i 3mila bambini che attualmente vivono a Moria.
9. Il consiglio d’europa chiede un’investigazione sulle violenze commesse sui migranti in Croazia
In una lettera al primo ministro croato Andrej Plenkovic, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovic ha chiesto di avviare un’indagine approfondita sulla polizia del paese, accusata di sistematiche violenze e abusi sui migranti.
“Particolarmente preoccupanti sono le accuse di violenza sistemica utilizzate dai funzionari croati di polizia contro quelle persone, incluse donne incinte e bambini“, si può leggere nella lettera del commissario Mijatovic.
Accuse rispedite al mittente dal ministro degli Interni croati Davor Bozinovic, per il quale la Croazia ha “l’obbligo di proteggere i confini dagli attraversamenti illegali” e non sarebbero riscontrabili violazioni.
Violazioni, furti e respingimenti che sono anche al centro del “Progetto The Game”, un reportage dalla frontiera tra Bosnia e Croazia che documenta “il gioco” dei migranti rimasti nel limbo: il tentativo quasi impossibile di raggiungere l’Europa.
10. Sarebbero 34 i morti in un naufragio davanti le coste spagnole
L’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (OIM) ha denunciato la morte in mare a largo della costa marocchina di almeno 34 migranti, mentre altri 26 sarebbero stati soccorsi dalla guardia costiera marocchina.
Secondo la ong spagnola Caminando Fronteras, ci sarebbero stati gravi ritardi nei soccorsi: i migranti “hanno chiesto aiuto per 24 ore e li hanno lasciati morire lentamente” le parole dell’attivista Helena Maleno.
Intanto, nuovi dati pubblicati dall’Oim mostrano come gli arrivi via mare in Spagna, anche a causa della contemporanea diminuzione in Grecia e Italia, rappresentino il 45% del totale nell’area mediterranea. Seppure in aumento, per l’organizzazione la situazione rimane sotto controllo e non si tratta di emergenza.
Foto di copertina via Mediterranea Saving Humans