1. Gennaio: L’inferno libico e i costi umani della chiusura della rotta mediterranea
Il 2018 inizia con l’ennesima tragedia del mare a prendersi i titoli dei giornali: il giorno dell’Epifania oltre 60 persone trovano la morte al largo delle coste libiche a seguito del naufragio della loro imbarcazione. Anche in quei giorni a pattugliare le acque gelide e a prestare soccorso a centinaia di persone c’era la nave Aquarius. Sulla nave la fotografa Federica Mameli, che ha tenuto per noi un diario di bordo.
Intanto poco più a sud, in territorio Libico, l’accordo economico dell’Italia con questo paese per bloccare il flusso di migranti destabilizza il paese: a metà settembre 2017 a Sabrata scoppiano combattimenti che dureranno tre settimane, preludio a battaglie per il controllo delle principali città che dureranno per tutto il 2018. Migliaia di migranti in viaggio resteranno intrappolati in queste contese. Fra questi due giovani marocchini lanciano testimonianze e richieste d’aiuto in una drammatica corrispondenza con Marta Bellingreri.
2. Febbraio: La caccia “al nero” di Luca Traini a Macerata
Sabato 3 febbraio, un mese alle elezioni politiche, Macerata. Luca Traini, 28 anni, gira per il centro cittadino a bordo di un’auto in cerca di “neri” a cui sparare. Si farà arrestare più tardi avvolto nel tricolore, nel gesto del saluto romano. Condannato a 12 anni per tentata strage aggravata dall’odio razziale, troverà la solidarietà di gruppi e partiti di destra.
Tra le persone ferite nel raid criminale – tutti giovani di origine sub sahariana – c’è Kofi Wilson a cui i proiettili sparati da Luca Traini hanno trapassato una spalla. Marta Cosentino ed Emanuele Satolli lo avevano incontrato per noi poche ore dopo essere stato dimesso dall’ospedale.
3. Marzo: Le politiche anti-immigrazione hanno trovato un nuovo obiettivo: i soccorritori
4 Marzo, elezioni. I risultati parlano chiaro: milioni di elettori hanno votato posizioni anti-europee, populiste e anti-immigrazione. Le politiche di chiusura iniziate con il ministro degli Interni Minniti, saranno da ora appannaggio del suo successore Salvini.
La campagna elettorale, già contraddistinta per un forte discorso anti-immigrati e culminata in episodi di violenza, porta con sé un altro strascico. Poche ore dopo il voto l’Italia è di nuovo scossa dalla violenza contro un migrante: Idy Diene, senegalese di 54 anni, viene ucciso a Firenze a colpi di pistola.
Intanto la nave dell’Ong spagnola Proactiva Open Arms – ormeggiata nel porto di Pozzallo dal 18 marzo dopo il salvataggio di 215 migranti – viene sequestrata dal Gip di Catania. Capitano della nave, capo missione e direttore della Ong spagnola sono accusati di associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Marina Petrillo, Lorenzo Bagnoli e Claudia Torrisi ci spiegavano cosa si nascondeva dietro l’inchiesta, (qui la seconda parte).
Il Gip di Ragusa ordinerà il dissequestro un mese più tardi: “La Libia non è ancora in grado di riaccogliere i migranti soccorsi in mare nel rispetto dei loro diritti fondamentali”. Se il 15 marzo scorso, la nave si rifiutò di consegnare ad una motovedetta libica le persone salvate e disobbedì agli ordini della Guardia costiera italiana fu perché stava agendo “in stato di necessità”.
4. Aprile: L’esternalizzazione delle frontiere
Come ci spiegava Sara Prestianni, esternalizzare le frontiere significa militarizzare.
Proprio per questo il nostro paese aveva iniziato ad inviare truppe in Niger, a seguito di un patto di cooperazione con il paese del Sahel (patto rimasto segreto, ma che grazie al lavoro di Cild e Asgi dovrà essere reso pubblico).
Il tanto declamato accordo dell’Italia con il governo nigerino vacilla. Non solo il Niger si rifiuta di proseguire le evacuazioni dalla Libia che aveva concordato, ma a fronte di un forte calo dei passaggi migratori dal Niger, in Libia il numero di migranti continua ad aumentare. Ce lo raccontava, dal confine tra i due paesi, Giacomo Zandolini.
5. Maggio: Respingimenti per procura e milizie: ecco la Guardia costiera Libica
Tra il 1° gennaio e il 31 maggio 2018, oltre il 42 per cento dei migranti che sono partiti dalle coste libiche nel tentativo di raggiungere l’Italia sono stati riportati in Libia, al netto dei morti e dispersi. Nello stesso periodo del 2017 questo dato era fermo all’11 per cento e, come ci spiegava Laura Clarke, andava letto nel contesto della strategia di “respingimenti per procura” adottata dall’Italia attraverso le attività della Guardia costiera libica.
Ma in un paese in cui le milizie si contendono con le armi il controllo di porti, giacimenti di petrolio e infrastrutture, chi sono i guardacoste libici?
La Guardia costiera di Zawiya risulta essere tra le più attive – 5.707 migranti fermati sui 10.989 totali tra gennaio e giugno 2017 – ma secondo la procura di Catania sarebbe coinvolta anche nel traffico di essere umani e petrolio. Cecilia Anesi, Lorenzo Bagnoli e Giulio Rubino ci raccontavano come l’Italia affida i migranti agli stessi che fa arrestare per contrabbando.
6. Giugno: Si chiudono i porti: il caso Aquarius
La notte tra il 9 e il 10 giugno la nave Aquarius soccorreva 629 persone tra cui 123 minori non accompagnati, 11 bambini e 7 donne incinte, frutto di sei diverse operazioni di salvataggio. Nonostante mezzi militari italiani fossero stati utilizzati nelle operazioni di salvataggio e trasbordo e il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) italiano avesse coordinato tutte le operazioni dal principio, il governo italiano negherà successivamente un porto sicuro alle persone soccorse, chiedendo a Malta di farsene carico. La nave Aquarius, dopo un nuovo trasbordo delle persone soccorse su mezzi militari italiani, e dopo l’interessamento del governo spagnolo, potrà finalmente approdare a Valencia il 17 giugno. Grazie a una richiesta di atti alla Guardia Costiera, oggi sappiamo che impedire ad Aquarius di sbarcare i migranti soccorsi in Italia e scortarla con due navi militari italiane fino in Spagna è costato almeno 290 mila euro.
7. Luglio: Caso Asso 28, lo scenario si complica anche per le navi commerciali
Il 30 luglio una nave commerciale battente bandiera italiana, la Asso 28, soccorreva 108 migranti che erano partiti dalla Libia a bordo di un gommone. Secondo la ricostruzione dell’armatore, la nave italiana sarebbe stata contattata dalla Guardia Costiera libica per soccorre l’imbarcazione in difficoltà a circa 57 miglia marine da Tripoli – quindi in acque internazionali ma quasi sicuramente all’interno della zona SAR libica. Sempre secondo l’armatore, Asso 28 ha accolto a bordo un agente libico e coordinandosi con la Guardia costiera locale, una volta soccorsi i migranti, li ha riportati in Libia.
Nel nuovo scenario anche le navi commerciali – che hanno sempre fatto la loro parte nei soccorsi di migranti nel Mediterraneo centrale – sono prese di mira: rischiano di vagare col loro carico di persone senza che venga subito assegnato un porto sicuro, con grande perdita economica per gli armatori, oppure di partecipare a respingimenti illegali. Ce lo raccontavano Lorenzo Bagnoli e Francesco Floris.
8. Agosto: Il caso diciotti e l’arresto dei pescatori attivisti di Zarzis
È stato un Ferragosto senza tregua per le persone migranti e per lo scenario politico italiano che le riguarda. Mentre cadevano una a una le inchieste sulle presunte connivenze fra Ong in mare e trafficanti, una nave della Guardia Costiera italiana – la nave Diciotti – è stata trattenuta per una settimana dal governo al porto di Catania con oltre 150 migranti a bordo.
Intanto, a largo di Lampedusa, sei pescatori tunisini venivano arrestati con la pesante accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reato punibile fino a quindici anni di carcere. Il loro racconto e quello dei migranti soccorsi parlava invece di una barca in panne, del tentativo di contattare la Guardia Costiera italiana e infine dell’aiuto dato alle autorità nelle operazioni di soccorso.
Giulia Bertoluzzi e Valentina Zagaria ci raccontavano chi sono i 6 pescatori, che a settembre sono stati assolti da ogni accusa.
9. Settembre: E se poi non tutti volessero restare in Italia?
Cinquanta migranti soccorsi dalla nave Diciotti si sono allontanati tra il 2 e 3 settembre dal centro di Rocca di Papa, in cui erano stati trasferiti, rendendosi irreperibili. In tanti si sono detti sorpresi, eppure per i rifugiati eritrei l’Italia è sempre stata un paese di transito (come già raccontavamo in questo articolo del 2015). Troppo spesso la volontà dei migranti si scontra però con le rigide maglie del Regolamento di Dublino, il documento che norma le modalità e gli Stati competenti a concedere l’asilo. Francesca Genoviva ci raccontava come sarebbe dovuto cambiare il Regolamento, riforma che neppure nel 2018 ha trovato attuazione.
10. Ottobre: Il fallimento delle politiche di deterrenza
Detenzioni arbitrarie inumane e indefinite, atti di autolesionismo, condizioni psicologiche descritte come “al di là della disperazione”. Vi abbiamo raccontato attraverso i reportage di Marianna Karakoulaki la situazione critica del campo migranti di Moria sull’Isola di Lesbo (dove il 60 % degli assistiti dai volontari ha pensieri suicidi).
Come a Moria, anche nei centri di detenzione in Libia, o tra i confinati sull’Isola di Nauru, le politiche di deterrenza promosse da Europa e Australia nei confronti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo hanno prodotto effetti drammatici.
Una riflessione di respiro globale, che ci permette di ampliare il dibattito su accoglienza e immigrazione troppo spesso limitato alla sola Italia, una critica alle politiche fallimentari che sempre più frequentemente vengono indicate come modello da seguire, un’analisi – quella di Msf – frutto di 47 anni di lavoro concentrati nelle aree più difficili del pianeta e che con piacere avevamo ospitato su Open Migration.
11. Novembre: Il decreto sicurezza e immigrazione è legge
Il 28 novembre, dopo il Senato, anche la camera approva la fiducia al decreto sicurezza e immigrazione fortemente voluto dal Ministro Salvini e lo converte in legge.
Abrogazione della protezione umanitaria, restringimento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, allungamento del periodo di reclusione nei Centri permanenti per il rimpatrio: sono solo alcuni aspetti che la legge andrà a modificare.
Li avevamo analizzati nel dettaglio con Claudia Torrisi in questo approfondimento, mentre Paolo Riva ci ha spiegato quali sono gli aspetti più critici che potranno emergere dalla lista di paesi sicuri introdotta dalla legge e che l’Italia si appresta a redigere.
Pochi giorni prima, invece, era stato sgombrato il Baobab da anni punto di riferimento dell’accoglienza a Roma. Pasti caldi, assistenza socio-sanitaria e legale, un rifugio: questo era il presidio per i tanti stranieri e italiani che negli anni vi erano transitati, nelle parole di Eleonora Camilli.
12. Dicembre: Global Compact, Italia grande assente a Marrakech
Un testo ricco di idee e innovazioni, un importante risultato politico in un’epoca dominata da nazionalismo e xenofobia. Così Marta Foresti descrive l’importanza del Global Compact sulle migrazioni, il documento promosso dalle Nazioni Unite che prevede la condivisione di linee guida generali sulle politiche migratorie – approvato lo scorso 10 dicembre a Marrakech – che l’Italia ha deciso di non firmare.
Dopo essere stata la grande assente alla Conferenza di Marrakech – solo paese mediterraneo a non partecipare al meeting – l’Italia ha deciso di astenersi dalla votazione anche all’Assemblea Generale, mentre proprio il giorno prima era stata tra i 181 paesi ad approvare il Global Compact on Refugees (accordo complementare a quello sui migranti). La posizione del nostro e di altri paesi nell’analisi di Serena Chiodo e Lorenzo De Blasio.
Grazie per averci letto, al prossimo anno!
Immagine di copertina: 26 dicembre 2017, acque internazionali, al largo delle coste libiche. Nella notte tra Natale e Santo Stefano, le operazioni di trasferimento di 234 persone, tra cui molti bambini, da una nave militare spagnola del dispositivo EuNavForMed all’Aquarius (foto: Federica Mameli/SOS Méditerranée)